Il primo uomo che mise le ali

E’ ormai noto che il primo volo ufficiale compiuto dall’uomo fu quello realizzato dai fratelli Wright, i quali grazie al loro Flyer diedero inizio all’era dell’aviazione. In pochi sono però a conoscenza del fatto che un’altra meno nota persona era riuscita ben 2 anni prima dei Wright a far volare l’uomo.


Il suo nome è Gustsave Albin Weisskopf

Gustave nasce in Germania verso la fine del 1800 e fin da ragazzo dimostrò un certo interesse per il mondo dell’aviazione, cimentandosi, dopo aver studiato il volo degli uccelli, nella sperimentazione di varie macchine volanti di sua ideazione.

Trasferitosi in età adulta negli Stati Uniti, Gustave iniziò la progettazione e realizzazione di alcuni “libratori”, costruendo il suo aeroplano “Modello 21”, modello a motore che divenne forse il primo aeroplano della storia.
Nel 1901, Gustave riuscì infatti a decollare dalla pista e a percorrere in volo circa 900 metri, toccando un’altezza massima di 15 metri.

Dopo un primo successo, Gustave continuò gli studi e la sperimentazione sul modello, realizzando poco dopo il suo secondo aeroplano “Modello 22”. Questo modello era più leggero del precedente e possedeva una spinta maggiore oltre che varie migliorie tecniche.
Nel 1902 il nuovo modello fu pronto e Gustave riuscì a compiere un primo volo di circa 3500 metri.
Appena due giorni dopo, venne eseguito un secondo volo ma questa volta alla presenza di un modesto gruppo di persone, tra le quali c’era anche un fotografo.
Subito dopo il decollo, l’aereo si allontanò così velocemente verso il mare che il fotografo non fu in grado di fotografare il velivolo, perdendo così l’occasione di ufficializzare con un’immagine quel prezioso momento.

L’aereo, come confermato dai testimoni salì fino ad un’altezza di 100 metri e si allontanò per diversi chilometri dalla costa prima di virare per effettuare il ritorno alla pista.
Poco prima dell’atterraggio però l’aereo perse rapidamente velocità e quota, dovendo planare sul mare e concludendo così il volo.

Gustave, avendo una scarsa dimestichezza con la lingua inglese ed essendo privo di conoscenze e sponsor, fu spesso guardato con sospetto e incredulità e non riuscì ad ottenere l’attenzione che le sue scoperte avrebbero meritato.
Egli inoltre, non possedendo una macchina fotografica, non fu purtroppo in grado di allegare ai suoi scritti, per le riviste tecniche dell’epoca, delle fotografie del suo aeroplano in volo e per questo motivo non fu creduto e i suoi successi non furono ufficializzati.

Per la realizzazione del Modello 22, Gustave si era inoltre rovinato finanziariamente, avendo dato fondo ad ogni sua risorsa ed esaurendo anche i soldi che gli erano stati prestati.

Questa situazione gli impedì, 2 anni più tardi, di partecipare con il Modello 22, all’esposizione Mondiale di Saint Louis, per via della mancanza dei soldi necessari al trasporto dell’aeroplano. Gustave perdette così per i primi anni del ‘900, l’occasione di affermarsi nel campo aeronautico. Per tutti questi motivi, i fratelli Wright riuscirono quindi a conquistare il primato nel volo a motore.

Negli anni successivi, Weisskopf riuscì a ritrovare una certa stabilità economica grazie alla vendita di vari motori aeronautici da lui progettati. Gli introiti ricavati gli permisero di tornare alla progettazione di macchine volanti di tutti i tipi, tra cui in particolare, un prototipo di un elicottero a sessanta eliche.

Per la realizzazione di questo elicottero, Weisskopf impiegò ancora una volta tutto il denaro a disposizione e utilizzò anche denaro preso a prestito.

Purtroppo questo elicottero, nonostante l’impegno e dedizione di Weisskopf, non riuscì a staccarsi da terra e questo portò i finanziatori a pretendere la restituzione immediata del denaro prestato.

Questo rappresentò la fine delle aspirazioni per Weisskopf, il quale perdette i suoi averi al fine di cercare di ripagare i creditori. Inoltre tutti i suoi disegni vennero sequestrati e i progetti perduti.

Weisskopf, rovinato economicamente e disprezzato, anglicizzò il suo nome in Gustave Whitehead e si ritirò definitivamente dal campo aeronautico cercandosi altri lavori e scomparendo così dalla scena.
In povertà, con i creditori che pretendevano la restituzione del denaro prestato e screditato dalla comunità, Gustave si indebolì fisicamente morendo di infarto nel 1927.

Nel 1933, la scrittrice americana Stella Randolph trovò su vecchi giornali la cronaca dei primi voli di Weisskopf e in 3 anni di ricerche, nonostante Gustave fosse ormai morto, riuscì a incontrare numerosi testimoni oculari dei voli di Gustave e raccolse numerose dichiarazioni giurate oltre che fotografie dei vecchi modelli che avevano volato nel 1901.
Con questo materiale scrisse un libro, intitolato “Lost flights of Gustave Whitehead”.

Purtroppo, l’iniziativa della Randolph, che voleva portare al riconoscimento ufficiale il volo di Gustave come primo volo dell’uomo, non fu nemmeno presa in considerazione dalle autorità competenti, le quali accusarono la scrittrice di propaganda a favore della Germania nazista.

La riscoperta in tempi odierni di Weisskopf si deve al maggiore dell’U.S.A.F. William O’Dwyer, il quale nel 1963 esaminando un vecchio album di fotografie a casa di amici, trovò alcune istantanee raffiguranti un vecchio aeroplano a motore dell’epoca pionieristica. Sul retro di queste immagini c’era la scritta “Whitehead effort 1911”.Il maggiore incuriosito, cercò di approfondire la storia di Gustave attraverso anche l’aiuto di vari collaboratori, riuscendo a raccogliere varie fotografie, ritrovando i testimoni e reperendo i documenti che garantivano che il primo volo a motore venne compiuto da Gustave Weisskopf due anni prima dei fratelli Wright.

Negli anni successivi la notizia si diffuse portando alla costituzione di un comitato di ricerca e di studio al fine di rendere giustizia a Gustave. Questo comitato, dopo aver esaminato le prove e aver interrogato l’aiutante di Weisskopf, ancora in vita, riconobbe ufficialmente la priorità di Gustave nel primo volo a motore.

A Gustave vennero quindi dedicati una strada ed un monumento, oltre che l’istituzione di un museo in suo onore. Negli anni successivi inoltre vennero anche recuperate immagini dei progetti dei vecchi libratori di Gustave, attraverso le quali fu possibile realizzare alcune repliche di essi.

In particolare, verso la fine degli anni ‘90, venne ricostruita una fedele replica in scala originale del libratore Modello 21, la quale riuscì a spiccare il volo nel 1997, dimostrando in modo inequivocabile che i libratori progettati da Gustave fossero realmente in grado di volare. Questa replica, chiamata “Modello 21 B”, è oggi conservata al Flugpioner Gustave Weisskopf Museum di Leutershausen, in Germania.

Purtroppo, ad oggi non si è ancora riuscito a proclamare Gustave come il vero e proprio precursore del volo. Questo è dovuto in parte ad un contratto stipulato fra i fratelli Wright e la Smithsonian Institution. Questo documento, ora esposto al Gustave Weisskopf Museum elenca le clausole relative alla cessione, da parte dei fratelli Wright, allo Smithsonian Museum del loro famoso biplano e altri cimeli. Una di queste clausole obbliga infatti lo Smithsonian Museum ad astenersi da qualsiasi atto che possa in qualche modo mettere in discussione, pregiudicare o misconoscere il primato dei fratelli Wright nel volo a motore.
Per questo e per molti altri motivi, il primo volo dell’uomo rimane tutt’ora attribuito ai famosi fratelli Wright, sebbene, con molta probabilità, non furono loro a riuscire, per primi, a sollevare i propri piedi da terra.